Cassazione & semi di cannabis: questa la sentenza definitiva

sentenza cassazione semi di cannabis

Modificato il: 30/05/2023

Un po’ di chiarezza sulla sentenza definitiva della Cassazione riguardo i semi di cannabis

Sono tantissime le fake news che circolano sui semi di marijuana, ma una delle più eclatanti riguarda la famosa sentenza Cassazione 19 dicembre 2019, depositata in Cancelleria il 16 aprile 2020. Questa sentenza della cassazione sui semi di cannabis è diventata famosissima perché, secondo molti, dichiarava che:

“Non è reato coltivare canapa in casa se le piante sono poche e a uso personale”

Dove per canapa era intesa la cannabis ad alto contenuto di THC.

 

Sebbene l’imputato abbia subito comunque una condanna per coltivazione e per spaccio di stupefacenti, la sentenza del 19 dicembre ha fatto veramente scalpore, proprio perché sembrerebbe che la Cassazione autorizzi la coltivazione di stupefacenti a uso personale.

In realtà è una vera e propria fake news, perché la Cassazione non ha mai espresso queste parole. Andiamo a vedere, nei dettagli, com’è andata realmente.

Cosa dice davvero la sentenza della Corte di Cassazione riguardo la coltivazione di maria a uso personale?

sentenza cassazione canapa testo

Ecco la porzione di testo in cui la Cassazione parla della coltivazione di cannabis in casa:

Il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente. Devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore.

Come dovremmo interpretare, quindi, la sentenza delle Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione?

La corretta interpretazione della sentenza sulla coltivazione di cannabis a uso personale

In realtà la sentenza è più chiara di quanto sembri. Se una persona ha, in casa, una piantagione di marijuana di minime dimensioni, coltiva cannabis in modo rudimentale e dalle piante si possono ricavare modeste quantità di prodotto, allora la sua condotta non rientra nel reato penale.

Rientra però nel reato amministrativo (che è pur sempre un reato). Ciò significa che questa persona non viene considerata come un vero e proprio coltivatore, inteso come persona dedita a produzione e spaccio di stupefacenti, ma viene punita amministrativamente come se fosse un semplice detentore di sostanze a uso personale.

Il reato quindi sussiste. Però è amministrativo, non penale.

Leggi anche: Semi di cannabis legali in Italia: esistono davvero? Ecco come stanno le cose

Cosa prevede il procedimento amministrativo per detenzione di sostanze stupefacenti a uso personale?

Il reato amministrativo per detenzione di cannabis a uso personale non prevede il carcere, questo è poco ma sicuro. Il procedimento, in questo caso, consiste nella convocazione presso la Prefettura locale al fine di svolgere un colloquio.

Durante il colloquio, il Prefetto può:

  • ammonire l’interessato a non ricommettere lo stesso reato, oppure…
  • procedere con la sospensione da 1 a 3 mesi di un documento (ad esempio la patente/ il passaporto/ il permesso di soggiorno o altro)

Oltre al colloquio in Prefettura, l’interessato viene convocato presso il Ser.D. (ex SERT) della sua zona per un incontro. Solitamente la partecipazione all’incontro è facoltativa, ma l’interessato ottiene la revoca della sanzione se intraprende un programma educativo o terapeutico.

Quindi coltivare cannabis in casa è un reato oppure no?

coltivare maria in casa legale 2020

Sebbene l’ultima parola spetti al giudice, sembra che coltivare semi di marijuana in casa possa essere un reato amministrativo e non penale se sussistono particolari fattori. Ecco, di seguito, quali:

  • piccola coltivazione domestica
  • tecniche rudimentali
  • numero di piante esiguo tale da poter produrre un quantitativo minimo di prodotto
  • uso esclusivamente personale (nessun indizio deve ricondurre alla cessione a terzi)

Qualora si verifichi uno scenario di questo genere, il reato potrebbe essere considerato amministrativo e comportare la sospensione di un documento e la segnalazione al Ser.D. Se invece il coltivatore opera a fini di spaccio o comunque a fini di distribuzione a terzi, allora il reato è penale.

Che si tratti di amministrativo o penale, rimane pur sempre un reato! Non è quindi corretto affermare che coltivare maria in casa sia legale nel 2020.

Eppure c’è una piccola contraddizione nella legge italiana: non si può coltivare marijuana, però si possono comprare semi cannabis online e nei negozi fisici.

Leggi anche:Come coltivare semi di cannabis in Italia (senza infrangere la legge)

Perché comprare semi di marijuana non è reato?

I semi di cannabis, come i semi BSF Seeds, sono prodotti privi di THC e quindi innocui. Quando arrivano a germogliare però, possono produrre delle piante con fiori ad alto contenuto di THC.

La motivazione al fatto che si possano comprare e non coltivare è questa: se i semi non germogliano, sono prodotti legali, ma se germogliano non lo sono perché le piante possono produrre THC. Di conseguenza si arriverebbe a commettere un reato amministrativo o penale.

Ti stai chiedendo cosa puoi fare con i semi di cannabis in Italia? Puoi collezionarli!

Inizia subito con l’acquistare i migliori semi autofiorenti, semi femminizzati e semi fast su Sensoryseeds. Ti aspettiamo sul nostro negozio di semi di marijuana online.