Pubblicato il: 14/08/2023
La legge italiana sulla coltivazione della marijuana e le modalità più diffuse per questa pratica
La coltivazione della cannabis, qui in Italia, è un argomento tanto tabù quanto di tendenza, specialmente dal momento che la strada verso la legalizzazione di questa pratica e, più in generale, della pianta in questione continua a essere percorsa da un numero crescente di nazioni.
Nel seguente articolo desideriamo offrire al lettore una panoramica in merito. Inizieremo con un’analisi della normativa italiana in materia, in modo da chiarire quale sia la posizione della legge nazionale rispetto a questa tematica, per addentrarci, poi, nelle modalità di coltivazione della cannabis, dalla fase preliminare fino alla fioritura.
Coltivare la cannabis: reato penale o illecito amministrativo?
Se vogliamo discutere seriamente il tema della coltivazione della cannabis, è necessario iniziare con una dovuta precisazione: in Italia questa attività è sempre illecita quando eseguita a partire da semi di marijuana, ovvero quelli dai quali è possibile far germogliare piante di cannabis con un alto contenuto di THC.
Tuttavia, nonostante nel nostro Paese la coltivazione sia a tutti gli effetti illegale, ci sono delle eccezioni in merito a quella domestica. Questo non significa che vi siano casi in cui è legale portare a germinazione i semi di marijuana tra le mura di casa, nel proprio giardino o nel balcone, ma che lo Stato – in presenza di determinate condizioni – agisce solo a livello amministrativo e non penale.
Alla luce di varie sentenze della Corte di Cassazione, infatti, non è considerato reato penale coltivare cannabis in casa se:
- la quantità delle piante è minima e attribuibile al consumo personale;
- le dimensioni dell’area adibita alla loro coltivazione sono ridotte;
- i metodi e le strumentazioni utilizzate sono rudimentali.
Per ora, sul numero di piante considerato ‘minimo’ dalla legge non ci sono indicazioni precise, anche perché questo fattore è strettamente legato agli altri due.
Mi spiego meglio: può accadere che chi coltiva marijuana tra le mura domestiche utilizzando tecniche rudimentali non incorra in conseguenze di natura penale anche se possiede 10 piantine; viceversa, chi coltiva la cannabis in casa utilizzando lampade, impianti di aerazione e riscaldamento o allestisce una vera e propria serra, rischia una condanna penale anche con 4 o 5 piante.
Ma ora vediamo quali possono essere le conseguenze della coltivazione domestica dal punto di vista amministrativo. Nella fattispecie, cerchiamo di capire cosa succede se le autorità certificano che la coltivazione è finalizzata al mero utilizzo personale.
Leggi anche: Guida alla germinazione dei semi di cannabis
Quali sono le conseguenze per chi coltiva cannabis illegalmente?
Come hai già avuto modo di constatare, il fatto che in alcuni casi sia prevista la depenalizzazione della coltivazione domestica non implica che questa pratica sia legale. Dopotutto, anche se le ragioni alla base di una simile scelta sono legate all’approvvigionamento delle scorte di marijuana per il consumo personale e non hanno nulla a che fare con lo spaccio, si parla sempre di sostanze stupefacenti la cui assunzione non è tollerata dalla legge. Anche le persone che possono consumare marijuana sotto prescrizione medica, infatti, sono tenute ad acquistare la materia prima in farmacia e non sono autorizzate in alcun modo a piantare semi di cannabis in casa.
“E chi sceglie di infrangere questa norma cosa rischia?”.
Allo stato attuale – sempre che l’individuo in questione riesca a dimostrare che la sua vena di coltivatore sia di stampo amatoriale e finalizzata alla produzione di cannabis per uso privato – subirebbe per lo meno il sequestro delle piante incriminate e il ritiro/sospensione di documenti come:
- passaporto e carta d’identità valida per l’espatrio;
- porto d’armi;
- patente di guida;
- permesso di soggiorno (per i cittadini stranieri).
Inoltre, nel caso in cui non abbia uno di questi documenti, per un determinato periodo di tempo il responsabile non potrà nemmeno farne richiesta.
Insomma, nonostante si scampi al reato penale, le conseguenze della coltivazione domestica di canapa non sono proprio ininfluenti. Tuttavia, se ci rivolgiamo a un altro tipo di cannabis, ovvero a quella definita ‘light’, le cose cambiano in quanto la legge italiana ne permette la coltivazione a determinate condizioni.
Le basi sulla cannabis legale
La normativa a cui fare riferimento per ciò che riguarda la coltura della cannabis light è, per la precisione, la legge n° 242/2016. Nell’articolo 2 di quest’ultima viene chiarito che per incentivare la filiera agroindustriale della canapa, l’agricoltore può portare avanti la coltivazione delle 62 varietà di cannabis sativa L incluse nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole.
Questo elenco, ovviamente, esclude quelle semenze che possano dar vita a esemplari che producano infiorescenze con un tasso di THC superiore a quello consentito, fissato allo 0,2% ma tollerato entro il limite dello 0,6%.
Fondamentalmente, chi vuole coltivare cannabis in Italia deve farlo al livello industriale, previa autorizzazione e con uno scopo preciso, ben definito nelle linee guida della vostra attività e che sia compatibile con quelli indicati dalla normativa in questione.
Fatte le dovute precisazioni, esploriamo le pratiche più utilizzate per la coltivazione della cannabis, specificando che il proseguo dell’articolo contiene informazioni offerte a puro scopo illustrativo in base a quelle che sono le tecniche usate nei Paesi nei quali la coltura della pianta è consentita i quali, ad oggi, costituiscono una piccola minoranza al livello globale.
I fondamentali nella coltivazione della cannabis
Coltivare la cannabis richiede attenzione, cura e una solida comprensione dei fondamentali.
Il primo passo consiste nella scelta dei semi di marijuana. Non tutte le semenze, infatti, sono uguali.
Per prima cosa, esistono diverse varietà, ciascuna con le proprie caratteristiche in termini di sapore, effetti e tempo di crescita. Inoltre, la selezione e la manipolazione genetica hanno portato alla creazione di diverse tipologie di semi che, peraltro, possono essere acquistati liberamente anche in Italia, ma solo allo scopo di collezionarli o di preservarne le genetiche.
Alcuni dei più popolari sono:
- i semi femminizzati, selezionati in modo da produrre esclusivamente piante femminili, che sono le uniche a produrre i fiori ricchi di cannabinoidi;
- i semi autofiorenti, una combinazione genetica tra cannabis ruderalis e altre varietà. La caratteristica distintiva è che fioriscono automaticamente dopo un certo periodo di crescita, indipendentemente dal ciclo di luce;
- i semi fast flowering, simili ai precedenti ma ancora più rapidi nella fioritura.
Dopo aver scelto le semenze è necessario preparare il terreno. La cannabis prospera in un suolo ben drenante e ricco di nutrienti. È possibile utilizzare compost, vermiculite o perlite per migliorare la qualità del terreno e, preparandolo adeguatamente, si assicura che le radici della pianta ricevano una quantità adeguata di ossigeno, impedendo loro di annegare o soffocare.
Infine, tra i preparativi l’ultimo passaggio consiste nello scegliere dove coltivare la pianta, se all’esterno o all’interno. Si tratta di una decisione che ha un impatto significativo sulla crescita della pianta.
Vista la centralità di questo passaggio, dedichiamo un paragrafo all’illustrazione delle differenze tra coltivazione indoor e outdoor.
Coltivazione indoor vs outdoor: pro e contro
Vantaggi della coltivazione indoor:
- controllo ambientale, ovvero la possibilità di controllare e manipolare l’ambiente di crescita. Ciò include fattori come temperatura, umidità, luce e ventilazione;
- qualità del raccolto. Con la crescita in un ambiente controllato, ci sono meno variabili che possono compromettere la crescita, permettendo di produrre fiori di alta qualità;
- minore esposizione a parassiti, malattie e condizioni meteorologiche avverse;
la possibilità di ottenere varie fioriture, e dunque raccolti, nel corso dell’anno.
Svantaggi della coltivazione indoor:
- costi elevati. L’investimento iniziale per luci, sistemi di controllo del clima e altre apparecchiature può essere oneroso;
- consumo di energia. La coltivazione indoor richiede molta elettricità, specialmente per l’illuminazione e la climatizzazione;
spazio limitato che naturalmente, limita la dimensione e il numero di piante.
Vantaggi della coltivazione outdoor:
- costi ridotti, in quanto la luce assorbita dalle piante viene direttamente dal sole e non è necessario spendere per la climatizzazione o la ventilazione;
- piante più grandi, grazie allo spazio disponibile e all’apporto di luce solare diretta;
- produzione naturale, in quanto la cannabis cresciuta outdoor beneficia delle qualità del terreno e degli elementi lì presenti che possono influenzare positivamente il profilo dei terpeni e dei cannabinoidi.
Svantaggi della coltivazione outdoor:
- raccolto stagionale. La coltivazione outdoor è legata ai cicli delle stagioni, il che significa un solo raccolto all’anno in molte regioni geografiche;
- variabilità ambientale. Le condizioni meteorologiche avverse, come pioggia, vento o grandine, possono danneggiare o distruggere un raccolto;
- vulnerabilità a parassiti e malattie, alle quali le piante all’aperto sono più suscettibili.
La cura della cannabis durante il suo sviluppo
Dopo aver esaminato i passaggi preliminari per la coltivazione della cannabis, vediamo quali sono le fasi della crescita vera e propria.
Ovviamente, il primo passo consiste nella germinazione, ovvero nel far sì che i semi di cannabis germoglino dando vita a una pianta. Questa fase è cruciale e richiede un ambiente caldo e umido.
Per garantire questi fattori possono essere utilizzate varie tecniche, ma, senza dilungarci nell’elenco di tutte quelle esistenti, evidenziamo che una delle più comuni consiste nel porre le semenze tra due tovaglioli di carta umidi e tenuti in un luogo buio fino a quando non spuntano le radichette. Una volta germinati, i semi possono essere trapiantati in vasi o direttamente nel terreno.
Dopo la germinazione, la pianta entra nella fase vegetativa. In questo passaggio, la cannabis cresce attivamente e richiede molta luce (idealmente 18 ore al giorno se coltivata indoor). Una volta raggiunta una certa maturità, la pianta entra nella fase di fioritura, dove inizia a produrre i fiori e durante la quale la quantità di luce dovrebbe essere ridotta a 12 ore al giorno.
Nel corso della crescita è necessario controllare con attenzione l’irrigazione. L’acqua è vitale per la crescita della cannabis e dargliene, troppa o troppo poca potrebbe danneggiarla. In particolare, il terreno dovrebbe sempre essere umido, ma non completamente allagato.
La cannabis, durante le sue fasi di crescita, ha anche bisogno di vari nutrienti i quali possono essere apportati tramite fertilizzanti specifici per questa pianta, in modo da aiutarla a crescere rigogliosa. Per verificare che tutte queste sostanze siano adeguatamente presenti in misura sufficiente è possibile verificare l’eventuale comparsa di segni visibili come l’ingiallimento delle foglie o la comparsa di puntini marroni su di esse che possono indicare carenze di nutrienti.
Leggi anche: I migliori semi di cannabis nel 2023: scopri le varietà di punta
Tecniche avanzate per la coltivazione della cannabis
Dopo aver padroneggiato i fondamentali della coltivazione della cannabis, è possibile esplorare tecniche più avanzate per ottimizzare la produzione e la qualità dei fiori, come ad esempio:
- le tecniche di potatura che possono aumentare significativamente la resa. Pratiche come il ‘topping’, che consiste nel tagliare la cima della pianta, o il ‘FIMming’, che prevede di rimuovere solo una parte della cima, possono stimolare la pianta a produrre di più;
- coltivazione in SOG (Sea of Green) e SCROG (Screen of Green). Queste tecniche sono ideate per massimizzare lo spazio e la luce. Nel SOG, le piante vengono coltivate in modo che rimangano di piccole dimensioni e fioriscono presto, creando una sorta di ‘mare verde’. Nello SCROG, una rete viene posta sopra le piante, guidando la loro crescita orizzontale e assicurando che ogni loro parte riceva luce adeguata;
- coltivazione idroponica. Al posto del terreno, questo metodo consiste nel fare in modo che le radici delle piante crescano direttamente all’interno di soluzioni nutritive. Così facendo la coltivazione idroponica può accelerare la crescita e aumentare la resa, ma richiede una maggiore attenzione ai dettagli e una gestione accurata dei nutrienti;
- aggiunta di CO2 supplementare. Introducendo anidride carbonica nell’ambiente di crescita, è possibile stimolare ulteriormente lo sviluppo delle piante. Questa tecnica, tuttavia, deve essere utilizzata con cautela e in combinazione con una luce adeguata, altrimenti potrebbe non produrre i risultati desiderati.
In conclusione
In questo articolo abbiamo illustrato qual è la posizione della legge italiana rispetto alla coltivazione della cannabis (sia quella standard che la sua variante legale) e quali sono le tecniche utilizzate dagli agricoltori per la crescita della pianta nei Paesi nei quali queste pratiche sono consentite. Paesi tra i quali, lo ribadiamo ancora una volta, non figura l’Italia.
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💡Takeaways sulla coltivazione della cannabis
- Differenza tra reato penale e illecito amministrativo: In Italia, coltivare cannabis da semi di marijuana è sempre considerato illecito. Tuttavia, la coltivazione domestica, se svolta in certe condizioni, viene perseguita solo a livello amministrativo e non penale. Queste condizioni sono legate a quantità, dimensioni dell’area e metodi di coltivazione.
- Conseguenze legali: Chi coltiva cannabis per uso personale può non essere perseguito penalmente, ma può comunque subire sanzioni amministrative. Tra queste ci sono il sequestro delle piante e il ritiro o la sospensione di documenti come la patente di guida, il passaporto o il permesso di soggiorno.
- Cannabis “light”: Esiste una normativa (legge n° 242/2016) che consente la coltivazione di specifiche varietà di cannabis con un basso contenuto di THC (entro lo 0,6%), principalmente per scopi industriali e agricoli.
- Fondamentali della coltivazione: Coltivare la cannabis richiede una profonda conoscenza delle varietà di semi disponibili e delle loro esigenze. Questi semi possono variare in base al sesso della pianta che producono, al tempo di crescita e alla modalità di fioritura. Inoltre, la cannabis ha bisogno di un terreno ben drenante e ricco di nutrienti, ed è essenziale decidere se coltivarla all’interno o all’esterno.
- Coltivazione indoor vs outdoor: La coltivazione indoor consente un maggiore controllo sull’ambiente di crescita, può portare a una qualità superiore del raccolto ma ha costi elevati. La coltivazione outdoor ha costi ridotti, può produrre piante più grandi ma è soggetta alle variabilità ambientali e a un singolo raccolto stagionale.
FAQ sulla coltivazione della cannabis
La coltivazione domestica della cannabis in Italia è legale?
La coltivazione domestica della cannabis in Italia è sempre illecita quando eseguita a partire da semi di marijuana. Tuttavia, esistono delle eccezioni per la coltivazione domestica: in presenza di determinate condizioni, lo Stato può agire solo a livello amministrativo e non penale.
Quali sono le possibili conseguenze amministrative della coltivazione domestica di cannabis?
Le possibili conseguenze amministrative per chi coltiva cannabis illegalmente, ma in maniera amatoriale e finalizzata al consumo personale, includono il sequestro delle piante e il ritiro/sospensione di documenti come passaporto, carta d’identità valida per l’espatrio, porto d’armi, patente di guida e permesso di soggiorno (per i cittadini stranieri).
Qual è la normativa di riferimento per la coltivazione della cannabis ‘light’ in Italia?
La normativa di riferimento per la coltivazione della cannabis light in Italia è la legge n° 242/2016. Questa legge permette la coltivazione delle 62 varietà di cannabis sativa L incluse nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, escludendo quelle che producono infiorescenze con un tasso di THC superiore a 0,2% (ma tollerato entro il limite dello 0,6%).