Modificato il: 30/05/2023
Serve soprattutto per scopi medici, non ha gli effetti negativi della combustione e garantisce un’assimilazione maggiore e più rapida dei cannabinoidi
Vaporizzare la cannabis è una soluzione alternativa al fumarla oppure assumerla attraverso i prodotti edibili.
Questo metodo, utilizzato soprattutto per scopi terapeutici, ha diversi vantaggi, ma serve cautela: gli effetti sono sensibilmente diversi rispetto agli altri modi di assumere la cannabis.
Differenza tra vaporizzare e fumare la cannabis
C’è una bella differenza tra il vaporizzare e il fumare la cannabis. La vaporizzazione, infatti, non prevede la combustione della cannabis, limitandosi a riscaldarla per far evaporare i cannabinoidi come THC e CBD e i terpeni. Questo permette di evitare tutti i problemi della bruciatura della cannabis, come la produzione di molecole e altri sottoprodotti tossici.
Per capirci, il THC comincia a evaporare a 140° C e a 185° C evapora del tutto, mentre il CBD evapora a 200° C per poi finire di evaporare a 240° C; la combustione, invece, può raggiungere i 900° e sprigionare sostanze che la vaporizzazione non produce, oltre ad alterare gran parte dei cannabinoidi presenti nella cannabis.
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Effetti e vantaggi della vaporizzazione
La vaporizzazione della cannabis, come accennato, è usata soprattutto in ambito medico per affrontare problemi acuti, per esempio quando può servire un sollievo immediato dal dolore, o in caso non si possa assumere la cannabis medica per via orale (in caso di vomito o nausea).
Gli effetti della vaporizzazione sono infatti praticamente istantanei, in quanto evita gli effetti del primo passaggio che si ha attraverso l’assunzione degli edibili; l’assorbimento è anche più rapido del fumo, perché il vapore viene assorbito prima dagli alveoli polmonari.
Gli altri vantaggi, strettamente legati agli effetti, sono diversi:
- l’eliminazione dei rischi della combustione;
- una maggior efficienza e un notevole risparmio rispetto alla bruciatura;
- una maggiore presenza di cannabinoidi (95% circa contro il 10% del fumo);
- niente fumo e niente odore;
- sapore intenso;
- dal punto di vista medico, riduzione della sintomatologia respiratoria, per esempio in presenza di asma.
A proposito dell’ultimo punto, ci sono diversi studi interessanti sui benefici della cannabis medica vaporizzata, che dimostrano un miglioramento dei valori sulla funzionalità respiratoria in poche settimane.
Detto questo, è bene precisare che stiamo parlando di cannabis legale e/o a uso medico: la vaporizzazione, aumentando la velocità e la quantità di assorbimento dei cannabinoidi, può avere anche qualche effetto negativo se fatta senza moderazione o una buona conoscenza di dosaggi e altri parametri.
Vaporizzatore per cannabis: com’è fatto e come funziona
Come detto, i vaporizzatori per cannabis sono utilizzati soprattutto a scopo medico, perché permettono di alleviare problemi acuti in breve tempo.
I vaporizzatori per cannabis servono a vaporizzare fiori non trasformati o comunque materia vegetale e non cere, crumble o estratti.
Un vaporizzatore è costituito da diverse componenti:
- Camera riscaldante, dove si mette la cannabis; meglio che sia in ceramica, perché materiale sicuro e conservano meglio i sapori. Sul mercato esistono anche camere riscaldanti al quarzo, anch’esso materiale che dà garanzie di sicurezza e di conservazione dei sapori;
- Batteria: necessaria per il funzionamento, può essere di vario tipo, removibile o fissa. Le batterie a ioni di litio, per vari fattori, sono le migliori;
- Mezzo di collegamento tra camera e beccuccio: meglio se in vetro;
- Eventuale bobina per generare calore (meglio senza);
- Beccuccio: conico, cilindrico o piatto, permettono l’aspirazione del vapore.
In alcuni casi, i vaporizzatori possono permettere di regolare la temperatura; esistono anche vaporizzatori a temperatura fissa.
Infine, possiamo distinguere tra vaporizzatori a conduzione e a convezione: i vaporizzatori a conduzione trasferiscono calore alla cannabis alcuni elementi per contatto diretto.
I vaporizzatore a convezione, al contrario, non richiedono il contatto diretto ma, un po’ come fanno i forni, scaldano l’aria intorno all’erba per generare la vaporizzazione.
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Come usare il vaporizzatore per cannabis: alcuni consigli
Vaporizzare la cannabis, come abbiamo visto, può apportare benefici (se usata con la cannabis terapeutica) oppure, al limite, evitare alcuni effetti negativi legati alla bruciatura della cannabis (produzione di un gran numero di sostanze tossiche correlate alla combustione).
Per usare bene il vaporizzatore, però, è bene conoscere le temperature migliori per vaporizzare cannabinoidi e terpeni: per esempio, la temperatura ideale per il THC è 157°C, del CBD 170°C, del THCV 220° C. I terpeni, invece, danno il meglio tra i 130° (Beta-carofillene) e i 244° C (Pulegone). In generale, si può avere un buon risultato tra i 180° C e il 210° C.
Inoltre, è bene preferire cannabis (legale) di qualità e, soprattutto, aspirare poco alla volta: come abbiamo detto, l’assimilazione dei cannabinoidi tramite il vapore è maggiore. Preriscaldare il vaporizzatore è un’altra buona pratica, così come aver cura di fare una buona manutenzione del dispositivo di vaporizzazione.
In conclusione
Vaporizzare la cannabis può portare maggiori effetti benefici rispetto al fumo: se si tratta di cannabis a uso medico, può dare sollievo rapido da problemi come il dolore acuto e, come riportato da alcuni studi, anche migliorare alcune funzionalità respiratorie.
I vaporizzatori, costituiti da camera di combustione, batteria, beccuccio e mezzo di canalizzazione, servono appunto a creare il vapore da inalare; hanno il vantaggio di richiedere dosi minori, di produrre meno sostanze tossiche e mantenere livelli di cannabinoidi e terpeni più alti.
Naturalmente, in questo contesto stiamo parlando di cannabis a uso medico o comunque legale: è sempre bene informarsi accuratamente prima di utilizzare un metodo come la vaporizzazione.
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