Cannabis ed energia rinnovabile: le possibili applicazioni per la sostenibilità ambientale

Cannabis ed energia rinnovabile | SensorySeeds

Modificato il: 10/07/2023

La pianta di cannabis può essere utilizzata per produrre energia rinnovabile e carburanti ecologici, ma le possibilità non si fermano qui

La pianta di cannabis, con tutte le sue varietà, ha enormi potenzialità in molti ambiti dell’attività umana: a partire dal collezionismo di semi di marijuana, fino alla cosmetica, dalla produzione di tessuti ecologici alla bioedilizia, gli impieghi sono numerosi e, purtroppo, ancor oggi sottovalutati.

 

Il pregiudizio nei confronti di una pianta piena di virtù non ferma comunque la ricerca: la cannabis può diventare un prezioso alleato nella transizione ecologica e aiutare a produrre energia sostenibile, a basso impatto sull’ambiente.

Mani che reggono una piantina | SensorySeeds

Cannabis per la produzione di biodiesel ed etanolo

Le coltivazioni di cannabis possono avere un ruolo fondamentale nella produzione di carburanti alternativi ai prodotti del petrolio, come a suo tempo intuì Henry Ford. L’impatto sull’ambiente dei combustibili fossili è noto da decenni: nella transizione verso l’uso dell’elettrico, biodiesel ed etanolo derivati dalla canapa sono una possibile soluzione, non solo a breve termine.

L’etanolo prodotto dalla cellulosa dalla cannabis tramite pirolisi o fermentazione è un combustibile rinnovabile eccellente, che per via delle sue caratteristiche non ha bisogno di piombo per aumentare gli ottani; produce meno particolato e di conseguenza meno inquinamento.

Il biodiesel da cannabis, vista l’ottima qualità dell’olio, offre un rendimento superiore a quello di altri oli utilizzati per il biodiesel (per esempio l’olio di colza). Attraverso un processo di “trans-esterificazione” dell’olio di canapa, si produce un biodiesel senza zolfo e senza sostanze tossiche.

Oltre alle caratteristiche del biodiesel, dobbiamo menzionare l’eccellente resa delle coltivazioni: è possibile ottenere ben 800 litri di combustibile per ettaro all’anno. I costi sono ancora relativamente alti a causa del numero esiguo di coltivazioni al mondo, ma estendendole la produzione costerebbe decisamente meno.

Alcune nazioni stanno investendo nella produzione di biocarburanti dalla cannabis, come dimostra l’accordo, stretto nel 2018, tra l’Istituto Statale delle Fibre polacco e una grossa azienda di settore, il Gruppo Lotus.

Metano e idrogeno dalla cannabis: il progetto di Quantum Energy

A proposito di carburanti da biomassa di cannabis, è particolarmente interessante il progetto di Quantum Energy, start up francese che ha investito oltre 18 milioni di euro per estrarre metano e idrogeno dalla cannabis tramite un processo chiamato “pirogassificazione”.

Il metano prodotto verrà venduto alla Gaz Résau Distribution France, mentre l’idrogeno sarà convertito in elettricità per autobus e treni.

Leggi anche: THCA: cos’è e quali sono le differenze con il THC?

Riqualificazione energetica: l’importanza della cannabis

Dalle coltivazioni di cannabis si può ricavare materiale utilissimo per la bioedilizia: la caratteristica più interessante è legata alla capacità di mantenere la temperatura costante in qualsiasi stagione dell’anno.

In altre parole, i materiali edili derivati dalla cannabis mantengono la casa calda in inverno e fresca in estate, dando un grosso contributo alla riduzione della CO2.

Fitorimediazione e fitoestrazione: la cannabis per bonificare i terreni ed estrarre metalli pesanti

Le capacità disinquinanti della cannabis sono note da tempo: questa pianta è in grado di estrarre i metalli pesanti e conservarli al suo interno attraverso un processo di fitoestrazione, che si deve all’azione di assorbimento dei radicali da parte della pianta.

Fitorimediazione e fitoestrazione sono alla base del Progetto Green, partito un paio di anni fa in Puglia: come sottolinea Marcello Colao, uno dei biologi impegnati nel progetto, la cannabis può intrappolare i metalli pesanti i quali, attraverso processi specifici, possono essere riutilizzati: una sintesi perfetta di quell’economia circolare che sta alla base della sostenibilità energetica.

Foglie di canapa | SensorySeeds

Altri usi della cannabis: pellet, bioplastiche e pannelli costruttivi ecologici

Le possibili applicazioni della cannabis per produrre fonti energetiche e materiali ecologici sono davvero vastissime.

Tessuti, carta, bioplastiche, legno compensato: potenzialmente, quasi qualsiasi prodotto oggi non del tutto riciclabile può essere sostituito dalle biomasse prodotte dalla cannabis.

Persino il pellet, oggi tra i combustibili più utilizzati per il riscaldamento, potrebbe essere fatto di canapa piuttosto che di legno: ottenuto dal canupolo della pianta, il pellet di cannabis potrebbe ridurre, e di non poco, l’immissione di CO2 nell’ambiente causato dal pellet di legno.

Usare la pianta della cannabis per produrre bioplastiche biodegradabili potrebbe contribuire diminuire l’impatto della plastica sull’ambiente, un problema gravissimo e difficile da risolvere, come dimostrano le isole di plastica che deturpano gli oceani.

In conclusione

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, la canapa è il produttore di biomassa che richiede meno specializzazione. A questo, aggiungiamo la versatilità della pianta, che consente la creazione di biocarburanti poco inquinanti e rinnovabili, di biomateriali per l’edilizia che abbassano la produzione di CO2 e di pellet a basso impatto.

Se a questo aggiungiamo le capacità di assorbire 4 volte la quantità di CO2 rispetto a quella assorbita dagli alberi e di intrappolare i metalli pesanti al proprio interno, capiamo bene come la cannabis sia una pianta preziosissima per la sostenibilità energetica.

Poche piante hanno la capacità della famiglia della cannabis di produrre biomateriale utile a mille scopi: un aspetto di cui ben presto aziende e governi dovranno tener conto in vista degli obiettivi di sostenibilità a breve e lungo termine.

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