Modificato il: 30/05/2023
Qual è il significato di questo numero e perché è legato alla marijuana
Per i suoi amanti, la cannabis è una questione di culto. Dopotutto, se anche in un Paese in cui la sua coltivazione è proibita dalla legge tantissime persone acquistano semi di cannabis online a scopo collezionistico significa che l’interesse nei suoi confronti è piuttosto alto. Un’altra attività che gli appassionati di marijuana amano svolgere è andare alla scoperta degli aneddoti riguardanti questa pianta.
Tra questi ce n’è uno molto interessante che risale agli anni ’70. Nelle prossime righe scoprirai come è nato il mito del codice 420 e perché questo numero è universalmente riconosciuto come “il numero della cannabis”.
Numero 420: come mai è il numero della cannabis?
Il numero 420 è legato al mondo della cannabis grazie a un gruppo di giovani studenti californiani che agli albori degli anni ’70 si dilettavano ad assumere erba. Questo gruppo di amici con una spiccata passione per la cannabis aveva anche una certa propensione all’uso di un linguaggio in codice. Non a caso, ognuno dei suoi componenti aveva un nickname composto dal proprio nome di battesimo e la parola Waldo. In questo modo Mark Gravitch, Steve Capper e Dave Reddix diventavano Waldo Mark, Waldo Capper e Waldo Reddix.
Ma perché questi studenti erano soliti chiamarsi in questo modo? Beh, perché avevano l’abitudine di incontrarsi e trascorrere del tempo insieme nei pressi di un muro della scuola superiore della loro città nella Contea di San Martin. Da “wall” dunque, qualcuno pensò di coniare il termine Waldos per identificare il gruppetto. Ma l’utilizzo dei codici non si limitava ai nomi: infatti, i Waldos coniarono un codice anche per la marijuana.
Nel 1971 i giovani studenti vennero a sapere dell’esistenza di un campo coltivato a marijuana abbandonato nei pressi della sede della Guardia Costiera di Point Reyes. I Waldos decisero dunque di cercare questo fantomatico appezzamento di terreno ma, dopo una settimana di ricerche senza risultati, rinunciarono al loro intento di trovarlo. Ma il 420 che c’entra? Semplice: i componenti di questo gruppo si riunivano tutti i giorni alle 4:20 per fumare e poi andare alla ricerca del misterioso campo di canapa abbandonato.
In seguito alle loro vane ricerche, decisero di continuare a utilizzare questo codice per nascondere agli altri la loro passione per la cannabis, in particolare ai genitori e agli insegnanti.
Leggi anche: La cannabis albina è solo una leggenda metropolitana? La verità su questa varietà
420 e cannabis: come è nata e come si è diffusa la leggenda di questo numero
Il fatto che un gruppo di ragazzi giovani abbia coniato un codice numerico per comunicare non è una storia leggendaria: in giro per il mondo probabilmente ci sono milioni di storie simili. Ciò che stupisce è che questa storia abbia fatto il giro del mondo e che il numero 420 sia diventato di fatto il numero della cannabis. Ma come può essere successo?
Come spesso accade, ci si è messo di mezzo il caso. Uno dei componenti dei Waldos, infatti, aveva un fratello maggiore il quale era molto amico di Phil Lesh, bassista dei Grateful Dead. Venuto a conoscenza della storia del numero 420, il musicista iniziò a usare il codice con gli altri membri della famosissima rock band e a diffonderlo in giro per il mondo durante i vari tour. Fu così che il 420 divenne famoso un po’ dappertutto e assunse lo status di numero ufficiale della cannabis.
Dopo un po’ di tempo, dunque, tra gli amanti della marijuana il 420 smise di essere un codice segreto e diventò un vero e proprio marchio di fabbrica. Tuttavia, prima che si scoprisse la verità sulle origini del legame tra questo numero e la canapa, giravano tante voci false al riguardo. Scopriamo quali erano le più diffuse.
Falsi miti sul numero 420
Quando gli appassionati di cannabis venivano a conoscenza del numero 420 si lasciavano andare alle congetture più disparate in merito alle ragioni per cui fosse diventato il numero ufficiale della pianta. Una delle più famose era quella secondo cui tale numero fosse stato scelto in ragione del numero di sostanze presenti nella cannabis. In realtà i componenti chimici contenuti nella pianta sono meno. Un’altra voce che impazzava sosteneva che 420 fosse il codice con il quale le autorità identificavano i reati legati all’utilizzo della marijuana.
Qualcuno arrivò addirittura a sostenere che tale codice fosse un riferimento alla data di nascita di Adolf Hitler. Il dittatore nazista, infatti, nacque il 20 aprile (in America si è soliti indicare la data di nascita di una persona ponendo il mese prima del giorno, dunque in questo caso sarebbe 4.20). Ovviamente anche questa tesi – peraltro inquietante – era del tutto priva di qualsiasi fondamento.
Probabilmente uno dei falsi miti a cui gli amanti della cannabis davano più credito era quello legato alla canzone “Rainy Day Woman #12 & 35” di Bob Dylan. Al termine di ogni ritornello di questo brano, infatti, il cantautore americano cantava che “tutti dovrebbero essere fatti” (everybody must get stoned); il fatto che nel testo fosse presente questa strofa e che moltiplicando i due numeri presenti nel titolo si ottenesse come risultato 420 fece sì che tante persone credessero a questa tesi.
Tuttavia, ora che si conosce la vera storia del numero 420 queste voci non fanno altro che rendere più interessanti le sue origini.
Leggi anche: Autofiorente più produttiva: quali sono le varietà con la resa migliore nel 2022
In conclusione
Se hai una grande passione per i semi di marijuana e ami collezionarli, faresti bene a dare un’occhiata al nostro shop online. Su SensorySeeds troverai semi femminizzati, semi fast flowering e semi autofiorenti di varie genetiche.
Vieni a trovarci su Sensoryseeds.it!