Cannabis per uso personale: tutto quello che c’è da sapere nel 2023

Cannabis per uso personale | Sensoryseeds

Modificato il: 08/01/2024

Tra libertà e controllo: la questione dell’uso personale della cannabis in Italia

La questione dell’uso personale della cannabis è da tempo al centro del dibattito pubblico in Italia, un tema che unisce e divide, che coinvolge questioni di libertà individuale, salute pubblica e sicurezza sociale. Questo argomento ha spesso sottolineato l’importanza di bilanciare il diritto degli individui di fare scelte personali con la necessità di proteggere la società da potenziali danni.

 

Nel corso degli anni, le leggi italiane hanno cercato di navigare in queste acque complesse. A volte concedendo libertà, una direzione nella quale vanno le leggi che hanno permesso la compravendita della canapa legale e dei semi di cannabis. Altre volte restringendo le maglie.

Questo articolo si propone di esplorare in profondità la storica oscillazione dell’Italia tra permissività e restrizione, con una particolare attenzione all’evoluzione normativa legata all’uso personale della cannabis nel Paese.

Infiorescenze di cannabis e cartine | Sensoryseeds

Lo stato attuale della normativa italiana sulla cannabis

La storia della regolamentazione della cannabis in Italia è complessa e ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli anni.

Originariamente, questa pianta veniva coltivata liberamente in molte regioni italiane e veniva utilizzata per una varietà di scopi, specialmente nella produzione di tessuti. Tuttavia, a partire dalla prima metà del XX secolo, a causa dell’influenza delle convenzioni internazionali e, in primis, della politica proibizionista originatasi negli USA, il nostro Paese ha iniziato a restringere le sue leggi sulla cannabis.

Negli anni ’60 e ’70, in risposta ai crescenti problemi legati alla droga in Europa e in Nord America, l’Italia ha adottato leggi severe contro la produzione, la vendita e il consumo di cannabis. Queste politiche hanno raggiunto il loro apice con la legge del 1990, nota come Legge Iervolino-Vassalli, che introduceva pene severe anche per la semplice detenzione di piccole quantità di sostanza.

Si tratta di una normativa nota anche come Testo Unico degli Stupefacenti che, di fatto, equiparò la cannabis ad altre pericolose sostanze come l’eroina e la cocaina, distinguendo tra le due categorie solo in relazione alla severità delle pene, ma considerando entrambe le fattispecie come reati a tutti gli effetti.

Da allora la normativa italiana ha conosciuto alti e bassi, passando ad esempio per il referendum del 1993 che diede agli italiani la possibilità di votare per l’abrogazione delle pene legate al possesso di cannabis per uso personale. E nel quale i cittadini, per il 55% circa dei voti, si dichiararono favorevoli alla proposta.

Ma la legge nazionale conobbe anche iniziative in senso opposto, come la nota legge Fini-Giovanardi del 2006 che abolì la distinzione tra droghe leggere e pesanti, dunque tra sostanze come la cannabis e altri stupefacenti decisamente più temibili per la salute pubblica. Peraltro, questa legge venne bollata come illegittima da parte della Corte Costituzionale nel 2014.

Ad ogni modo, tra alti e bassi, la crescente accettazione globale dell’uso medico e ricreativo della cannabis e la pressione da parte degli attivisti e di alcuni settori della società hanno spinto il legislatore a cambiare gradualmente direzione. Ed è così che siamo arrivati alla legalizzazione della pianta per uso medico, possibile però solo seguendo un protocollo ben definito dalla legge, per poi vivere un momento storico nel 2016 quando, con la legge 242, è stata depenalizzata la canapa light, a basso contenuto di THC.

Nonostante queste riforme, la situazione legale della cannabis in Italia rimane un argomento di intenso dibattito, con decisioni giudiziarie e leggi che continuano a evolversi. Una situazione di fronte alla quale i cittadini si sentono, spesso, smarriti, specialmente in relazione allo status legale dell’uso personale della sostanza.

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Cosa si intende con ‘uso personale’?

È opportuno chiarire cosa si intende con ‘uso personale’. Perché tale terminologia è tanto vaga da poter dire tutto e niente.

Ebbene, è stata la Corte di Cassazione a cercare di definire delle linee guida per distinguere questa casistica dalle altre. E lo ha fatto in diverse occasioni nelle quali si è ritrovata a esaminare determinate sentenze relative il giudizio di individui trovati in possesso di cannabis.

Nel 2021, ad esempio, il massimo organo di giustizia ha stabilito che devono “ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale“.

In altre parole, riepilogando il ragionamento della Corte, si configura l’uso personale quando:

  • la coltivazione è svolta in ambito domestico e riguarda un numero irrisorio di piante;

  • l’attività illecita è portata avanti con tecniche rudimentali, ad esempio in assenza di fertilizzanti e di strumenti che agevolano la crescita delle piante;

  • da queste ultime è possibile ricavare solo scarse quantità di sostanze stupefacenti;

  • sono assenti elementi che possano essere indizi della volontà di cedere il prodotto a terzi. Alcuni esempi sono coltelli e bustine per il dosaggio della sostanza, bilancine ecc.

Simili considerazioni sono state fatte dalla Corte di Cassazione su altri casi emersi negli anni successivi, nei quali l’organo di giustizia ha spesso configurato l’uso personale in presenza di coltivazioni di minime dimensioni.

Uso personale e sanzioni amministrative

Ora, la ricerca da parte della giustizia di fattori che distinguessero l’uso personale di cannabis dalla coltivazione e possesso a fini di spaccio è legata al fatto che la prima casistica è considerata un illecito amministrativo, mentre la seconda è un reato bello e buono.

Ed ecco, in termini pratici, come si concretizza tale distinzione in termini di sanzioni legali.

L’uso personale è punito con la sospensione di determinati documenti, o l’impossibilità di conseguirli qualora il colpevole non ne sia in possesso, tra i quali:

  • il passaporto;

  • la patente di guida, sospesa per un massimo di 3 anni;

  • l’eventuale porto d’armi;

  • il permesso di soggiorno.

In aggiunta, il Prefetto cui compete il territorio nel quale è avvenuto l’illecito ha il potere di convocare la persona in questione per un colloquio al fine di stabilire se irrogare ulteriori sanzioni. Qualora l’interessato non si presenti al colloquio, queste sanzioni sono applicate automaticamente.

È importante evidenziare che in questa fase assume una rilevanza centrale l’atteggiamento del colpevole. In particolare, se è collaborativo e mostra chiaramente la volontà di non ripetere il suo comportamento illecito, il Prefetto può decidere di ammonirlo verbalmente a non fare più uso di stupefacenti senza ulteriori conseguenze.

Se invece viene rilevato il rischio che l’individuo prosegua nella sua condotta, può essergli richiesto di seguire un percorso di recupero dalla tossicodipendenza.

Cannabis conservata in un vasetto di vetro | Sensoryseeds

Queste le pene per lo spaccio di cannabis

Al contrario di quanto detto in precedenza, di fronte alla coltivazione e al possesso di stupefacenti ai fini di spaccio, un reato a tutti gli effetti, le pene stabilite dall’articolo 73 del Testo Unico Stupefacenti sono le seguenti:

  • pagamento di una multa che può andare da 26.000 a 260.000 euro;

  • reclusione da 6 a 20 anni.

Per la precisione, queste pene riguardano gli stupefacenti inseriti nella tabella I del TU, droghe pesanti come la cocaina e l’eroina. La cannabis, invece, rientra nella tabella II della normativa in questione e, in base al dettato della legge, le pene che riguardano queste sostanze ‘leggere’ sono diminuite da un terzo alla metà rispetto a quanto indicato poc’anzi.

Nuova proposta di legge: come potrebbe cambiare la normativa sull’uso personale della cannabis

Finora abbiamo descritto l’attuale status normativo della coltivazione e del possesso di cannabis per uso personale. In questo paragrafo desideriamo esporre brevemente un’iniziativa legislativa che potrebbe rivoluzionare questo ambito.

La Commissione Giustizia della Camera, di recente, ha approvato una proposta di legge che mira a modificare la disciplina sulla cannabis e a consentirne la coltivazione domestica per uso personale.

Ma cosa prevede esattamente la proposta di legge? Vediamolo in sintesi.

La coltivazione domestica per uso personale

Il punto più innovativo e controverso della proposta di legge è quello relativo alla coltivazione domestica per uso personale. In particolare, il ddl stabilisce che “sono consentite a persone maggiorenni la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro piante femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto“.

L’obiettivo è quello di garantire il diritto all’autodeterminazione dei consumatori responsabili e consapevoli, che vogliono evitare i rischi derivanti dal mercato illegale e dalla qualità incerta della sostanza acquistata. Inoltre, si vuole favorire chi fa uso di questa pianta per fini terapeutici, in attesa di una maggiore accessibilità e disponibilità dei prodotti a base di cannabis medica, che sono ancora difficili da ottenere e molto costosi.

Infine, si auspica di ridurre il carico di lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, che spesso devono occuparsi di casi di lieve entità e di scarso rilievo sociale.

Martelletto da giudice accanto a bilancia | Sensoryseeds

In conclusione

La storia normativa della cannabis in Italia ha attraversato diverse fasi, oscillando tra restrizioni severe e momenti di maggiore permissività. Ciò che emerge con chiarezza è la continua evoluzione e adattamento delle leggi alle mutate esigenze della società e alla crescente consapevolezza del ruolo che questa pianta ha assunto, sia dal punto di vista medico che sociale.

L’uso personale, in particolare, è sempre stato al centro del dibattito. La difficoltà di stabilire confini chiari e inconfutabili tra questo e lo spaccio ha creato molte sfide per il sistema giudiziario italiano.

La a Corte di Cassazione ha più volte tentato di fornire delle linee guida chiare per determinare cosa esattamente costituisca uso personale, focalizzando l’attenzione su aspetti come il numero di piante, le tecniche di coltivazione e la quantità di prodotto ottenibile.

Ma la vera novità potrebbe arrivare dalla proposta di legge che mira a consentire la coltivazione domestica per uso personale di massimo quattro piante femmine. Questo passo rappresenterebbe una svolta significativa, rispecchiando le tendenze legislative di molti Paesi europei e al di fuori dell’UE e riconoscendo il diritto all’autodeterminazione dei consumatori.

Attenderemo eventuali sviluppi in merito per osservare come evolverà la normativa in materia. Fino a quel momento, ribadiamo che la coltivazione della cannabis per uso personale è ancora considerata illecita e che i semi di cannabis che puoi trovare sul nostro shop Sensoryseeds sono prodotti esclusivamente da collezione, dunque non utilizzabili per la coltivazione della pianta stessa.

💡Takeaways sulla cannabis per uso personale

  • La questione dell’uso personale della cannabis in Italia è un argomento che coinvolge diverse questioni, tra cui la libertà individuale, la salute pubblica e la sicurezza sociale. Il dibattito ha evidenziato la necessità di trovare un equilibrio tra il diritto delle persone a fare scelte personali e la protezione della società da potenziali rischi.
  • Nel corso degli anni, le leggi italiane sulla cannabis hanno attraversato diverse fasi, oscillando tra momenti di permissività e restrizioni. Ciò riflette l’adattamento delle normative alle mutevoli esigenze della società e all’evoluzione delle conoscenze mediche e sociali sulla sostanza.
  • La distinzione tra uso personale e spaccio è stata oggetto di dibattito e confusione. La Corte di Cassazione italiana ha cercato di stabilire linee guida chiare, focalizzandosi su fattori come il numero di piante coltivate, le tecniche utilizzate e la quantità di sostanza ottenibile. Nel 2021, la Corte ha stabilito che l’uso personale si verifica quando la coltivazione è svolta in modo domestico, coinvolge poche piante, produce scarse quantità di sostanza e manca di indizi di commercializzazione.
  • Attualmente, l’uso personale di cannabis in Italia è punito con sanzioni amministrative, come la sospensione di documenti come la patente di guida e il passaporto. Il Prefetto può decidere ulteriori sanzioni in base all’atteggiamento del colpevole, incluso il percorso di recupero dalla tossicodipendenza.
  • Una proposta di legge recentemente approvata dalla Commissione Giustizia della Camera potrebbe portare a cambiamenti significativi nella normativa italiana sulla cannabis. Questa proposta mira a consentire la coltivazione domestica di massimo quattro piante di cannabis per uso personale, per promuovere l’autodeterminazione dei consumatori responsabili e ridurre il carico di lavoro legale e delle forze dell’ordine. Questo potrebbe rappresentare un passo significativo verso una maggiore permissività nella regolamentazione della cannabis in Italia.

FAQ sulla cannabis per uso personale

Qual è la storia normativa della cannabis in Italia?

La storia normativa della cannabis in Italia ha attraversato diverse fasi, oscillando tra restrizioni severe e momenti di maggiore permissività. Originariamente coltivata liberamente, nel corso del XX secolo le leggi italiane sono diventate più restrittive a causa delle convenzioni internazionali e della politica proibizionista.

Quali sono le pene per l’uso personale di cannabis?

L’uso personale di cannabis è considerato un illecito amministrativo in Italia. Le sanzioni possono includere la sospensione di documenti come il passaporto e la patente di guida. Il Prefetto può convocare la persona per un colloquio e possono essere richiesti percorsi di recupero dalla tossicodipendenza.

Quali potrebbero essere gli sviluppi futuri della normativa sulla cannabis in Italia?

Gli sviluppi futuri della normativa sulla cannabis in Italia potrebbero essere influenzati da tendenze legislative internazionali e dalla crescente accettazione dell’uso medico e ricreativo della pianta. Una proposta di legge recente mira a consentire la coltivazione domestica di cannabis per uso personale.