Che cos’è la cannabidivarina e quali sono le sue proprietà?

proprietà della cannabidivarina

Modificato il: 08/01/2024

Queste le proprietà della cannabidivarina che (forse) non conoscevi

La cannabidivarina è un fitocannabinoide della cannabis ancora poco conosciuto, ma sul quale la ricerca scientifica sta investendo da alcuni anni per scoprirne le possibili applicazioni in campo medico.

Conosciuta anche con l’acronimo CBDV, la cannabidivarina non ha effetti psicotropi, esattamente come il CBD: si tratta infatti del prodotto della reazione chimica tra enzimi specifici e il CBGA (acido cannabigerolico), ovvero la molecola di CBD senza che sia sviluppata ancora la decarbossilazione.

 

Più nello specifico, il CBD è una molecola con 5 atomi di carbonio (dunque ha una catena di pentyl, mentre il CBDV ha 4 atomi di carbonio (ovvero una catena di propile).

Tra le tante varietà di cannabis, quella con maggior contenuto di cannabidivarina sembra essere la indica, in particolar modo quelle provenienti da Nepal, India e altre regioni limitrofe.

In questo articolo vedremo di approfondire la questione.

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Proprietà della cannabidivarina

Come detto, la scienza è molto interessata alle potenzialità della cannabidivarina, una molecola che sembra possa avere applicazioni di diversi campi medici. Le ricerche procedono da anni e in alcuni casi hanno prodotto risultati interessanti, anche se non definitivi, come antidolorifico, antiemetico e per contrastare epilessia, autismo e sindrome di Rett, malattie per cui non esiste una cura e che questa molecola potrebbe aiutare a contrastare.

Cannabidivarina contro l’epilessia

Nel 2014 l’industria farmaceutica GW Pharmaceuticals ha condotto e portato a conclusione uno studio clinico di fase 1 sui possibili effetti benefici del CBDV nel contrastare l’epilessia finalizzato alla creazione di un farmaco da somministrare insieme ad altre cure. L’anno successivo l’Ufficio Brevetti USA ha concesso all’azienda un brevetto per l’uso della cannabidivarina per la produzione di farmaci contro questa grave malattia.

La GW Pharmaceuticals da anni conduce ricerche sulle applicazioni dei cannabinoidi, come si può capire da questa pubblicazione su PubMed.

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CBDV a contrasto di autismo e sindrome di Rett

I disturbi dello spettro autistico in Italia colpiscono 1 bambino su 77, in prevalenza maschi (4,4 volte in più rispetto alle femmine). Si tratta dunque di sindromi piuttosto diffuse, su cui l’attenzione della ricerca è sempre viva.

La cannabidivarina ha mostrato un certo potenziale come terapia per affrontare l’autismo. Uno studio del 2019 comparso sulla rivista Transnational Psychiatry ha esaminato l’interazione tra questa molecola e marcatori dei sistemi inibitori/eccitatori del cervello come GAMA e glutammato. La ricerca ha analizzato gli effetti su 34 partecipati, 17 con diagnosi di autismo e 17 no.

In entrambi i gruppi, il CBDV ha influenzato i livelli di glutammato, ma senza uniformità in tutti i partecipanti.

Un’altra ricerca, più precisamente una revisione, è stata condotta tra il Collegio di Medicina Albert Einstein e la già citata GW Pharmaceuticals. Lo studio ha confrontato un farmaco contenente CBDV con un placebo riguardo gli effetti su bambini con sindrome autistica e ha concluso che la molecola potrebbe diventare un trattamento ‘promettente’ contro le disfunzioni tipiche dello spettro autistico.

Discorso analogo può essere fatto per il trattamento della sindrome di Rett, una malattia neurologica molto grave che colpisce in prevalenza le donne e causa problemi di natura neurologica perché colpisce il sistema nervoso centrale. Uno studio del 2018, condotto su cavie e pubblicato sulla rivista Neuropharmacology, ha dimostrato che la CBDV riusciva a influire positivamente su diverse aree del cervello e migliorare i deficit neurologici.

Le conclusioni sono state confermate da un ulteriore studio del 2019, che però ha ridimensionato l’impatto dell’effetto della cannabidivarina, purtroppo solo transitorio e difficile da mantenere quando la malattia è già in uno stadio avanzato. Ma gli studi sulle potenzialità della molecola proseguono.

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Cannabidivarina: un rimedio anche contro la nausea?

Il CBDV potrebbe essere impiegato con successo anche come antiemetico, a contrastare cioè la nausea e il vomito. La ricerca ha cominciato a guardare con attenzione alla cannabidivarina già nel 2013: uno studio pubblicato sul British Journal of Pharmacology, condotto dall’University of Guelph, ha evidenziato che la molecola, così come il THCV e altre sostanze, ha ridotto i conati causati da altre molecole, agonisti inversi del recettore CB1.

Tra le proprietà della cannabidivarina, dunque, sembra esserci anche quella di combattere la nausea.

Conclusioni: il CBVD promette bene

La cannabidivarina è un cannabinoide poco conosciuto, ma dalle proprietà davvero interessanti, con moltissime possibili applicazioni in ambito medico. Gli studi proseguono da anni e già si intravedono risultati interessanti e le prime medicazioni contro vari tipi di malattie. La ricerca intorno a questa molecola, però, è ancora all’inizio: tutti i risultati ottenuti finora devono essere confermati da ulteriori studi prima di avere conferme scientifiche solide.

Quel che è (quasi) certo è che la molecola di CBDV, così come altri cannabinoidi come il cannabicromene, potrebbe presto avere notevoli applicazioni curative fino a qualche anno fa del tutto ignorate.